Kitaro.txt

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[b][SIZE=12][color=blue]Kitaro - Discography [1975-2003][/SIZE][/b][/color]



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 1975-Kitaro-Asia

 1978-Kitaro-Astral Voyage

 1978-Kitaro-In Person Digital

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 1978-Kitaro-Ten-Kai

 1979-Kitaro-From The Full Moon Story

 1979-Kitaro-Ki

 1979-Kitaro-Oasis

 1980-Kitaro+Meets the London Symphony Orchestra-silk road suite

 1980-Kitaro-In Person Live

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 1980-Kitaro-Silk-Road vol-1

 1980-Kitaro-Tun Huang-Silk-Road-3

 1981-Kitaro-Silk Road

 1981-Kitaro-Silk Road-2

 1982-Kitaro-Queen of Millennia

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 1983-Kitaro-India

 1983-Kitaro-Tenjiku-Silk-Road-4

 1984-Kitaro-Live in Asia

 1985-Kitaro-Best of Kitaro

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 1986-kitaro & himeakami-the best

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 1986-kitaro-tenku

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 1988-kitaro-ten years 1976-1986

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 1996-Kitaro-Ki

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 1997-Kitaro-Heaven & Earth

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 1999-kitaro-best of kitaro volume 2

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 Kitaro - best 16 hits

 Kitaro - An Enchanted Evening (APE)


[URL=http://www.gigapolis.com/kitaro/en/discography/cds/kitaro_cds/index.php]Kitaro discography[/URL]



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[color=blue]Nato nel 1938 in Giappone, Kitaro (Masanori Takahashi) inizi? alla fine degli anni '60 a suonare musica rock in complessini hippie (Albatros e Far East Family Band). In quegli anni apprese a suonare il sintetizzatore e divenne un seguace dell'ambiguo guru Rajneesh (il cosiddetto "guru dei ricchi" che sar? in seguito bandito dagli USA). Soprattutto incontr? Klaus Schulze, e si lasci? suggestionare dalla musica cosmica. 

Dall'unione fra la spiritualit? del guru e dell'elettronica di Schulze ebbero origine Astral Voyage e From The Full Moon Story, e con essi la sua carriera maggiore. 

Quei poemi sinfonici utilizzavano sitar, tabla e strumenti giapponesi (come il liuto biwa e il flauto shakuhachi), ed erano infarciti di vortici elettronici lenti e soffici, di melodie incantate alla Vangelis, di contrappunti synth-orchestrali, di effetti ambientali. Era una musica circolare, tempestata di accordi cristallini e cadenze cosmiche, che alterna cori tenebrosi e marziali a progressioni lente e celestiali. 

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Astral Voyage paga il debito con la musica cosmica tedesca, ma presentando da subito un approccio pi? religioso che pittorico: le tastiere s'inerpicano nel loro lento contrappunto all'insegna di un solenne raccoglimento, saldando la melodia salmodiante di un sitentizzatore e gli accordi maestosi di un organo. Il pezzo non ha svolgimento drammatico, ? soltanto una preghiera. 

L'arte semplice e austera di By The Seaside contiene in nuce la sua fase maggiore: lente e avvolgenti figure melodiche dell'elettronica che rendono l'idea di un paesaggio (in questo caso il mare). Fire ripete il trucco con una ritmica ipnotica di batteria e chitarra. Dawn Of The Astral completa la progressione pervenendo al primo esempio di quello che diventer? la sua magniloquente specialit?: l'apoteosi in crescendo. 


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Altri brani di Astral Voyage sono invece tentativi ancora naif di coniare una forma a cavallo fra oriente e occidente: Beat scimmiotta il pop elettronico dei Kraftwerk, Microcosmos e Kaiso propongono impacciate commistioni con il folk tradizionale. 

Accentuando i toni languidi e le cadenze marziali da cerimoniale millenario, Kitaro fece di Full Moon Story una sorta di messa new age. Hikari No Mai ? l'apoteosi di turno, che continua a perfezionare il genere aumentando un altro po' la dose di pathos. Kitaro scopre anche la vocazione al melodismo con Aurora e Full Moon, che puntano pi? esplicitamente sulla ripetizione leziosa di un ritornello molto elementare. Gli strumenti tradizionali sono relegati a From Astral: Kitaro ha ormai capito che la sua missione ? quella di musicista elettronico. Ci? che manca ancora a questi primi lavori ? una vera dimensione polifonica: a suonare ? un individuo, non un'orchestra. 

Oasis ? il lavoro in cui si consolida quell'iper- impressionismo, capace di trasporre in musica le sensazioni ebbre suscitate da un panorama naturale. Il brano Dawn, per esempio, descrive il sorgere del sole: dapprima i rintocchi di campane, un coro estatico che sale lentamente e i fasci di elettronica creano la suspence, poi il tintinnio di una chitarra, la melodia del sintetizzatore e le percussioni elettroniche si distendono in una lenta e pacata preghiera, infine il flauto e il coro innalzano l'inno eroico. In Shimmering Horizon un lento strimpellio di chitarra culla brezze e melodie sempre pi? intricate di sintetizzatore. 

Nella title-track, uno dei suoi capolavori, un violino minimalista, le campane lontane e una melodia nostalgica di sintetizzatore rendono la sensazione dell'oasi che emerge lentamente al viandante dal deserto, e poi man mano trilli elettronici, colpi di gong e il crescendo della melodia rendono l'immagine che si forma e scintilla in tutti i dettagli. Ancor pi? esemplare ? Aqua, brano in cui si sovrappongono tre suoni elettronici, i gorgoglii frenetici di sottofondo, il ritmo della goccia che cade e un carillon meccanico in primo piano, e tutti e tre mutano lentamente, finch? i primi due svaniscono e al terzo si sovrappongono radiose melodie. L'apoteosi di questa maniera ? Fragrance Of Nature, tipico inno marziale alle meraviglie del cosmo con le frasi melodiche in crescendo. 

Silk Road ? una lunga suite suonata interamente da Kitaro al sintetizzatore, alla chitarra acustica e alle percussioni. L'ouverture ? una delle sue tipiche, dolcissime melodie, fatta ciclare e riciclare su timbri diversi. E' questa la maniera pi? universale di Kitaro: le melodie lente e maestose di Everlasting Road, Magical Sand Dance, Reincarnation e Tienshan, fatte vibrare nel cristallino intrecciarsi dei sintetizzatori, scaturiscono dalle tradizioni innodiche di tutte le civilt? musicali. L'apice ? il salmo struggente, nostalgico e fatalista di Flying Celestial Nymphs, intriso di dolorosa weltanschauung ma anche di radiosa speranza. 

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Fra apoteosi eroiche che prendono lo spunto tanto dai mantra indiani quanto dalle colonne sonore dei kolossal biblici (Westbound), crescendo mistici (Heavenly Father) e descrittivismi pittorici (gli scintillii squillanti di Bell Tower, il lento ondulare e frangersi di Great River, l'incalzare vorticoso di Takla Makan Desert, il luccichio sinistro di Silver Moon), compaiono anche brani pi? metafisici, dedicati a stati d'animo o a entit? astratte, nei quali si realizzano le sonorit? pi? anomale (l'immane fluire di Time, le dissonanze percussive di Bodhisattva, il senso di vuoto di Year 40080). 



La Silk Road Suite per orchestra sinfonica che ne ? stata tratta la traspone rinunciando all'elettronica, alterando l'ordine dei movimenti e aggiungendone altri. Si inizia con l'aria trionfale alla Morricone di Tienshan, che ha analoga appendice in Journey, intriso di nostalgia e fatalismo. Il tema di Silk Road si dipana soave e vellutato per introdurre l'epica galoppata di Fragrance Of Nature e tornare in forma di variazioni melodiche per diversi strumenti (clavicembalo, violini, trombe, arpe e cos? via). Dopo aver passato in rassegna Flying Celestial Nymphs e Everlasting Road, la suite si conclude con la nuova Sunset, ancora una fanfara trionfale, e con la solenne elegia di Sand Dance. 

Tunhuang ? l'album in cui il suo stile descrittivo diventa assolutamente pittorico, come in Lord Of Wind, in cui il vento ? reso attraverso il tintinno e i soffi delle tastiere in maniera del tutto sintetica, o in Flight, in cui la suspence rallentata delle tastiere d? la sensazione del librarsi in cerchi altissimi. L'impressione ?, per?, che il ricorso al descrittivismo serva a compensare il progressivo inaridimento dell'ispirazione melodica. 

I dischi del periodo americano hanno proseguito con puntuale scadenza annuale la saga del mistico elettronico giapponese: Ki, con l'inno solenne e pomposo di Clouds In The Sky; Millennia, con la tenue poesia per flauto e violino di Cosmic Love che trascende in un sinfonismo marziale; India, con il delicato flamenco per violino tzigano e arpa di Caravansary che s'infiamma in una struggente melodia mediterranea per sintetizzatore e mandolino; Silver Cloud, con la struggente, "caykovskyana" Earthborn, l'apoteosi orchestrale e corale pi? faraonica forse della sua carriera. 

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